A differenza degli Zodiaci tradizionali, quello Azteco è più complesso e, come per quello cinese, è diviso per anno.
In realtà la faccenda è ben più complessa, perchè ci sono diverse combinazioni.
Vado a spiegarmi:
L’astrologia Azteca è molto differente dalla nostra, il “conto dei segni” o “conto dei destini” è stabilito sulla base di 20 segni: il Coccodrillo, il Vento, la Casa, la Lucertola, il Serpente, la Morte, il Cervo, il Coniglio, l’Acqua, il Cane, la Scimmia, l’Erba secca, il Giunco, il Giaguaro, l’Aquila, l’Avvoltoio, il Movimento, la Silice, la Pioggia e il Fiore ai quali sono associati 13 numeri; si ottengono così 260 combinazioni che costituiscono i nomi dei giorni, si avrà quindi (es.) 5° giorno – Serpente, 3 – Erba secca, 13 – Giaguaro ed ogni data di nascita corrisponde così a un destino.
Poichè è ancora al vaglio di studi e il calcolo è davvero complesso, ci limiteremo in questa sezione a determinare, secondo l’anno di nascita, a quale Casa apparteniamo e quale divinità ci protegge, nonché scoprire se effettivamente le caratteristiche del nostro “essere” sono delineate secondo i suddetti canoni.
LE CASE:
GLI ANNI DI GIUNCO
Il Giunco è l’emblema dell’Est, associato al mondo della luce, della tradizione e del sapere. E’ un segno religioso.
se siete nati in un anno Giunco, avete un temperamento intellettuale, spesso contemplativo; ma l’intelligenza si accompagna spesso a una mancanza di cuore. Una certa diffidenza nelle relazioni con gli altri è dunque di rigore.
GLI ANNI SILICE
La Silice è l’emblema del Nord, associato al freddo, al rigore e all’austerità.
Nascere in un anno Silice predispone al coraggio e agli onori. Gli uomini hanno autorità, le spalle solide, solide convinzioni. Le donne hanno tante qualità; sono abili, sanno fare tutto, hanno cuore e intuizione. Coraggiose come gli uomini, ma mancanti di fantasia.
GLI ANNI CASA
La Casa è l’mblema dell’ovest, associato alla vecchiaia, al declino. Gli anni Csa sono più benefici per le donne che per gli uomini.
Nascere in un anno Casa significa diventare casalingo, amare la calma e la quiete, avere il senso della famiglia, della cultura e del passato. Il carattere è piuttosto conservatore, conformista, anche se gli uomini sono tentati dal gioco e le donne tendono alle scenate.
GLI ANNI CONIGLIO
Il Coniglio è l’emblema del sud, associato alla Luna, all’abbondanza e ai cambiamenti.
In nati in questa casa sono industriosi, calcolatori e opportunisti. Un po’ timorosi, sono spesso inquieti quando tutto va bene. Timidi, sanno trarsi d’impaccio. Rispettabili, animati da un grande senso di giustizia, il Coniglio è tutt’avia un gran lubrico che commette ogni sorta di stupidaggini.
LE DIVINITà:
IL SIGNORE DI TURCHESE
Dei 9 “Signori della Notte”, sembra essere il priù importante; è al primo posto della serie ed è rappresentato al centro delle assi cosmiche, circondato dalle altre otto divinità disposte a due a due ai quattro punti cardinali.
Prima dell’arrivo degli Aztechi, gli indigeni lo chiamavano “il vecchio dio”. Era rappresentato con il fuoco, ma questo fuoco coincideva con quello interno alla terra: fuoco vulcanico. Gli Aztechi lo hanno eterificato attribuendogli una dimensione cosmica: il turchese – simbolo dell’anno solare – evoca il fuoco celeste, la dinamica universale. In realtà per gli antichi abitanti del Messico i due caratteri del fuoco convivevano: esso era allo stesso tempo domestico e cosmico.
Il Signore di Turchese conferisce il suo calore e la sua potenza agli anni che governa. Simbolo di autorità, fondamentalmente è creatore d’ordine. Ma le sue collere sono temibili: sono le eruzioni vulcaniche che scuotono il mondo all’improvviso. Il dio del fuoco annuncia i periodi di straripamento, ebollizione e surriscaldamento che vengono a interrompere senza preavviso il corso normale delle cose.
IL SIGNORE DI OSSIDIANA
Secondo dio della seria dei nove reggenti, Il Signore di Ossidiana non è altro che un coltello di ossidiana reso antropomorfo. Egli incarna, riunendole, le virtù simboliche dell’ossidiana e del coltello sacrificale.
L’ossidiana, la lava vetrificata nera o verde bottiglia, era destinata nell’antichità precolombiana a importanti usi tecnici. La conoscenza Azteca della metallurgia era limitata all’oreficeria; tutte le armi e gli utensili erano in pietra levigata e/o scheggiata, preferibilmente in silice e ossidiana.
Quanto al coltello sacrificale, legato al sacrificio umano, era per gli Aztechi un segno di creazione: il sacrificio libera delle forze vitali e contribuisce al mantenimento del movimento cosmico.
Il Signore di Ossidiana diffonde, dunque, sugli esseri e sugli anni che governa, delle inluenze molto nette e incisive: li circonda con un’atmosfera austera, aspra, secca che mette alla prova i caratteri fragili. Ma procura delle qualità di creatività particolarmente favorevoli per i temperamenti agguerriti e pragmatici.
LA DEA DALLA GONNA DI GIADA
Figura importante del Pantheon messicaco, La Dea delle Acque Dolci, o dalla Gonna di Giada presuppone una differenziazione sessuale molto marcata: le donne sono molto donne, gli uomini molto uomini.
La dea regna sui ruscelli e le sorgenti. La sua gonna di pietre verdi è un’evocazione delle acque. La giada, tenuta in grande stima dagli Aztechi, indica che la dea è considerata preziosa. Il suo ruolo è benefico, dato che essa regge la principale fonte di vita: l’acqua. E’ un simbolo di fecondità e per estensione quello del sangue e dell’anno nuovo.
Ma l’acqua viene rappresentata generalmente sotto forma di flusso, immagine del tempo e del destino. Sotto lo sguardo della Dea dalla Gonna di Giada, il flusso trascina nei suoi mulinelli uomini, donne e beni materiali.
E’ un simbolo della precarietà delle cose della vita. La Dea dell’Acqua Sorgiva può portare l’abbondanza, ma non può far nulla contro i capricci della fortuna. Il carattere degli anni e delle persone poste sotto la sua reggenza è fluttuante.
IL DIO DEL MAIS
Quarto dei “signori della notte”, Centcolt, il vivace Dio del Mais, conferisce il vigore del suo dinamismo e lo slancio della sua giovinezza. Il mais è venerato dagli Aztechi perché costituisce la pianta base per il nutrimento. Il mais esisteva già allo stato selvatico sul suolo messicano sin dal neolitico, ma le pannocchie di allora non erano più grandi delle fragole: è stato l’uomo che a poco a poco ha trasformato laspecie allo scopo di ottenere le lunghe e pesanti pannocchie che conosciamo oggigiorno.
Il mais è dunque un simbolo di sussistenza e un indice di benessere materiale. L’influenza di Centcolt era molto apprezzata per questo motivo. Il giovane dio, associato all’est e alle forze di fertilità, è una divinità rassicurante. Pone gli anni che determina sotto il segno del rendimento e della produttività; ma esacerba incontestabilmente le tendenze materialistiche delle persone che protegge.
IL DIO DELLA PIOGGIA
E’ uno dei luminari del Pantheron azteco: in alto sul grande tempio del Messico, spatisce la preminenza conil “Colibrì di sinistra”, il dio tribale degli Aztechi. Tlaloc, il Dio della Pioggia, è un dio di origine tropicale. Fu dapprima venerato dalle popolazioni della costa del Golfo del Messico come dio della fertilità e dell’esuberanza vegetale, sotto le sembianze di una creatura mostruosa con la testa di serpente. Più tardi fu introdotto sull’Altopiano Centrale dove la sua personalità venne a sovrapporsi a quelle delle piccole divinità locali.
In Messico, Tlaloc è associato alle montagne, alle nuvole che si accumulano intorno alle loro cime, alla pioggia e alle tempeste.
Figura benefica, porta la fecondità e può generare l’abbondanza. Ma è in realtà un dio capriccioso, imprevedibile come il regime delle piogge nel clima messicano; e, dato che egli detiene la chiave della prosperità, si mostra esigente.
Presume un carattere impetuoso, talvolta violento, a immagine degli ammassamenti di nuvole che si mutano brutalmente in rovesci di piogge fecondatrici, ma torrenziali.
IL CUORE DELLA MONTAGNA
E’ l’ottavo dei “signori della notte”. Il Cuore della Montagna è una divinità messicana molto antica che gli Aztechi venerano sotto il doppio aspetto di un uomo barbuto e di un giaguaro. Si presume che abiti nei più profondi recessi delle grotte, ciè, nelle viscere della terra.
Si presenta come un dio tellurico, tetro e misterioso.
Ama la notte, il segreto. E’ il dio dell’interiorità per eccellenza. Il fatto che sia un dio giaguaro gli dà una certa ferocia di carattere. induce delle pulsioni aggressive, ma caratterizza allo stesso tempo delle personalità intrepide e ambiziose, ragionevoli e serie.
Se questo dio vi protegge, siete persone più esigenti con voi stesse che con gli altri. Fate parte della schiera degli “sgobboni”, nessun compito vi ripugna, neanche il più umile, il più difficile. In ogni circostanza fate sempre bella figura, anche se è soltanto per gli altri. Siete dotati di un orgoglio spesso giustificato. Gli uomini protetti da questa divinità sono esseri passionali; le donne si dimostrano attive, indipendenti e di liberi costumi.
IL SOLE
Per gli Aztechi il Sole è più un concetto che un dio; il sole con la S maiuscola è in effetti un simbolo dell’energia generale. In quanto principio vitale, essenza del movimento, non viene rappresentato. In compenso è incarnato in alcuni dei suoi tratti specifici: sole che sorge, sole a mezzogiorno, sole che tramonta, sole notturno, sole predatore, ecc.
Per gli antichi abitanti del Messico, il nostro sole attuale è un sole di fuoco, talvolta rappresentato da una farfalla. Nella nostra serie viene rappresentato come un giovane dio rosso con i capelli biondi.
E’ il terzo dei nove “signori della notte”. Viene invocato con il nome di “Venerabile Giovane Uomo”. Si tratta chiaramente di una personificazione del sole sorgente.
Induce ai caratteri aperti e raggianti. Gli anni e gli esseri che governa ricevono in modo omogeneo e regolare le sue influenze toniche: ardore, dinamismo, energia, foga, vitalità. Sono in genere anni e persone benefiche dotate di una intensa attività.
LA DEA DELLA BRUTTURA
Tlazolteolt, la Dea della Bruttura è la Venere impudica degli Aztechi. Figura in settima posizione nella serie dei “Signori della notte”. E’ una dea originaria delle regioni tropicali della costa del Golfo del Messico. Gli abitanti di queste contrade calde erano rinomati per la loro sessualità e la loro impudicizia.
La Dea della Bruttura, che ispira l’adulterio ed esacerba il desiderio carnale, è anche una dea del peccato. Ma siccome niente è univoco nel mondo azteco, essa è allo stesso tempo la dea del riscatto e della redenzione.
I primi missionari francescani si stupirono molto nel constatare che la dea dell’amore presiedeva a un rito di confessione molto simile a quello del rito cattolico romano. Però ci si poteva confessare una sola volta; perciò gli Aztechi aspettavano la vecchiaia per confessare i loro peccati carnali.
La Dea della Bruttura spinge agli eccessi e alla tentazione. Ma genera anche dei movimenti di sublimazione. In generale gli anni e gli esseri posti sotto la sua protezione si sottraggono alla malinconia.
IL SIGNORE DELL’INFERNO
L’inferno azteco si trova nelle viscere della terra, sotto le steppe di cactus del nord del Messico. E’ una regione fredda e tetra, senza alcuna comunicazione con il mondo della luce; i testi lo chiamano”il luogo senza porta né finestra, né il buco del camino”. E’ lì che vanno i defunti dopo la morte.
Ma il Dio dell’Inferno, quinto “Signore della notte”, non è percepito dagli Aztechi come nefasto o inquietante. E’ infatti, una delle rappresentazioni del Sole, nella sua versione notturna. Si circonda spesso di un’aureola di mistero.
Determina dei temperamenti poco espansivi e chiusi. Suscita un fortissimo desiderio di sicurezza che si compie simbolicamente in questo ritorno post mortem nel seno della terra madre. Ma principalmente l’influenza del dio si traduce nel ripiegamento su se stessi.
Se siete nati in un anno governato da lui, avete un carattere piuttosto introverso.
Quantunque questo si possa esprimere in modi diversi: con un’economia di gesti e di discorsi, come pure con una certa indifferenza per tutto.